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Critica |
Monza 1984
Mostra Omaggio per Gaetano Oltolina Retrospettiva alla Galleria Civica
dal Corriere di Monza
e Brianza 1984 L'uomo, la sua figura, solida come i personaggi che dipinge, il volto sorridente nella cornice, così pittorica, dei capelli bianchi, la voce robusta, gli atteggiamenti, i discorsi e il costume sono negli occhi, negli orecchi, nella memoria di quanti, amici e allievi, poterono conoscere ed apprezzare il galantuomo che si celava sotto tratti e toni apparentemente severi se non burberi. Dovrei su queste colonne parlare soltanto dell'artista: e giustamente, perché la pittura fu per lui fin dall'adolescenza una ragione di vita. Formatosi artisticamente a quella eccellente scuola che fu l'Istituto Superiore Artistico di Monza (quell'ISIA che meritò di essere paragonato al celebre Bauhaus), dove ebbe maestri come Semeghini, De Grada, Martini, Marini, passò la vita dipingendo e insegnando pittura nella locale civica scuola "Paolo Borsa" di cui dal '48 tenne, sino al pensionamento, anche la direzione. Dovrei accennare all'impegno, alle scelte artistiche, almeno alle presenze e partecipazioni, ai premi, ai riconoscimenti, all'attenzione che gli studiosi gli hanno rivolta. Basterà ricordare che Oltolina ha saputo costruirsi, dentro di sé e nelle sue opere, un meraviglioso mondo pittorico che sa trarre spunti dalle campagne e dai fiumi della Brianza, dai suoi cieli, dalle nebbie così come dai contadini, pescatori, operai, muratori colti nella crudezza del lavoro quotidiano. Al paesaggio attinge con particolare propensione; predilige personaggi tristi, taciturni, chiusi, assorti nel loro lavoro quasi a denunciare la solitudine e la rassegnazione dell'uomo contemporaneo. La fantasia artistica sa trarne fuori, affidandole alle tela e alla carta degli acquerelli e dei disegni, quelle sensazioni che si provano di fronte alla natura e alla gente che sta dentro il paesaggio con i suoi dolori e le sue gioie. Il pittore ha operato con pazienza ed intelligenza, elaborando, pur nella consapevolezza dei fermenti e dei travagli nel filtro dei quali l'arte si rinnovava o almeno cercava vie nuove, una pittura sostanzialmente tradizionale. Sganciato da ogni corrente, con la lezione e la tecnica apprese a scuola dai docenti, in particolare da De Grada, ha vivacizzato la sua pittura, personalizzandola e perfezionandola negli anni con un naturale processo supportato dalla sensibilità e dall'esperienza. Si è scavato il solco da solo, approdando a ritmi compositivi di rilievo, ottenendo magistrali effetti di luce e colore. Lo ritengo doveroso anche per i rapporti che ho intrattenuti che Gaetano Oltolina, oltre ad essere un pittore eccellente, fu anche uomo ammirevole, cittadino esemplare, docente ed educatore amorevole e appassionato. Insomma, bene ha meritato dalla città. P.F.B. |
dal Cittadino 1984 |
Arterama 1983 mensile di arti e cultura anno XV N 5-6 In maggio è morto il pittore Gaetano Oltolina, monzese. Aveva settant'anni e una lunga carriera sia di pittore per professione sia didatta e poi direttore della monzese Scuola di Arti e Maestri. Era uomo di grande bontà, generoso, ragionatore non superficiale, con quel suo modo lento e pausante di parlare. Faceva una pittura di genere reale, personalissima, lirica, preferibilmente su grandi aree, avente a soggetto, spesso, il lavoro e perciò delle figure umane dentro ampio spazio. Una pittura vellutata, basata molto sul disegno. Va detto inoltre che egli osservava fedelmente la composizione, spesso impostata sulla diagonale. Pittore stimato, anche Arterama si è occupata della sua arte pubblicando articoli e una copertina a colori. Amava molto la sua attività e insegnava oltretutto la serietà dell'operare, l'onestà del mestiere, la correttezza e la serietà dell'uomo. Gaetano Oltolina aveva dirittura d'animo ed aveva la fede. A Monza era considerato il genius loci era - lo ripetiamo- stimato, cosa che è stata dimostrata, oltretutto, ai funerali, seguiti da un notevole corteo di persone. |
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