Gaetano OLTOLINA - Pittore
1913-1983
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Mostra Critica

Monza , 1962

Mostra Personale - Arengario

dal Cittadino del 26 aprile 1962

La personale del pittore Oltolina all'Arengario rimarrà aperta fino al 1 maggio: ma già ha avuto un buon successo di pubblico, forse anche perché, qui da noi, nonostante le infinite avventure pittoriche di questi anni, si continua ad amare la pittura tradizionale o certa pittura che appaia, per lo meno, non del tutto negatrice della tradizione.
La fortuna di Oltolina oggi, soprattutto in un ambito provinciale, quale è quello in cui si trova normalmente ad operare, è di essere leggibile, di rivolgersi alla gente con un linguaggio umano e concreto, di rifuggire da qualunque espressione meccanica o men che meccanica, alla Marfaing, tanto per fare un nome francese e, perché francese, lo meriti o no, discretamente celebre.
Ma lasciamo da parte ogni preambolo.
Oltolina procede per temi: voglio dire ce intorno a certi temi che più particolarmente lo sollecitano, egli va disponendo un certo gruppo di dipinti.
In questo senso senso, la sua pittura ha una certa parentela con le forme narrative e si dispone quasi ciclicamente intorno a questo o a quel soggetto.
Tema del circo, per esempio, o delle maschere, in cui indugia con evidente festosità cromatica, ma non senza malinconia, se è vero che le sue maschere hanno una loro fissità legnosa e marionettistica, e una rigidità e una secchezza che le fa parere più cose che persone.
Ma un più importante gruppo di dipinti si dispone intorno al tema del lavoro.
Qui passiamo da certe forme puramente pittoriche , d'una singolare sapienza compositiva e prospettica, quali sono certi interni di fabbrica, alla tensione  più propriamente umana, coloristicamente ardita e lampeggiante degli scaricatori di calce alla più vaga figura del giovane contadino in quella cornice campagnola mite e ondosa, amabilmente georgica, che già prelude alla giocondità di certi paesaggi brianzoli.
Ma il dipinti più spirituale ed elegante, in questo ambito del lavoro è quello che raffigura un vecchio muratore, d'una pacatezza così intima e così intensa e con una cornice così essenziale e coloristicamente così tenue ed armoniosa, che pare di correre indietro nei secoli e di rintracciarvi quella nobile e penosa malinconia delle opere, che fu propria d'età assai remote.
Poi il tema del paesaggio.
Qui, soprattutto , le Brianze, di cui già ci accadde di parlare in altra occasione, con quelle loro linee ondose e morbide, con quei colori così nuovi e così vaghi, che paiono inventate non ostante la concretezza del riferimento.
Notevole per l'armonia cromatica e la dolcezza dei volumi il dipinto della raccolta del fieno,  o per la curiosità prospettica la scena dei boscaioli: così come, per la squisitezza miniaturistica, i pastelli che rappresentano il lago del Segrino.
Infine altri notabili dipinti, disposti intorno ad una tematica assai varia.
Dal trasporto di Cristo, dove l'accordo cromatico e dei volumi è spiritualissimo, al gruppo delle due amiche, pudicamente chiuse nell'ombra, alla squallida intimità dei poveri musicanti o dello scopone, all'epidermica e automatica selvatichezza delle figure che fanno cornice intorno al bolide rosso del campione.
Per concludere , una rassegna assai vicina ai sentimenti quotidiani della gente e capace, perciò, d'interessare un vario e vasto pubblico.

Carlo Fumagalli

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