Gaetano OLTOLINA - Pittore
1913-1983
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Mostra Critica

Monza, 1974

Galleria d'Arte Moderna Tremisse

in occasione della mostra

Pittore di carriera quarantennale, direttore della Civica Scuola serale artigiana sita nella Villa Reale di Monza.
Il dipinto che si presenta qui "Muratore alla fornace" è stato esposto al XXV Premio Suzzara.
Oltolina è pittore realista, cultore di una realtà, però, imbevuta di poesia.
L'immagine reale e il suo correttivo fantastico conducono il pennello oltoliniano a risultati di indubbio interesse artistico.
Sono paesaggi, i quadri esposti, nevosi, dentro climi di grande suggestione; altri paesaggi e nature morte e fiori (notevoli) che traggono dalle soffusioni e dalle coloriture ricche il più bel crisma.

Mar. Por.

 

da l'Eco di Monza e della Brianza del 3 aprile 1974

La fisionomia di un'artista non si ricostruisce soltanto con le parole, ma più compitamente la si presenta,ance a coloro che lo apprezzano, in misura assai significativa suggerendone un'immagine assai puntuale e accettabile, soprattutto se condensata da un'implicita valutazione delle sue opere.
Di Gaetano Oltolina, allievo prediletto di Semeghini, molto molto si può sceverare nella lodevole mostra personale alla Tremisse: potrebbe addirittura sembrare un artista fuori dalla storia, solo che non si facesse debita attenzione allo svolgimento interiore della sua arte, se si escludessero cioè quei momenti e quegli episodi salienti nella sua prolifica attività pittorica.
Invece la storia si muove in lui, ma è la storia della sua anima, cosicché possiamo descriverlo di fatto come uno di quegli artisti che già nel loro primo quadro hanno segnato l'impronta della loro personalità, pur non ripetendosi mai sterilmente.
La proposta antologica ci rivela l'estro brillante, l'inventiva fervida, il sicuro dominio del segno e del colore, e d'altra parte  ci indica in Oltolina l'erede di una lezione indimenticabile, segnata da una freschezza e coerenza ammirevoli.
Si guardi la perfetta unità spaziale dei suoi gruppi di lavoratori, come dei paesaggi e delle nature morte, da un lato, si guardi invece d'altro alla istintiva poesia dei fiori, alle immagini assai più risentite nei profili plastici dei "Badilanti", dei carpentieri, scaricatori, contadini, costruttori, pescatori, ai brevi, energici stacchi di modulazione della compatta massa cromatica di alcuni paesaggi, intensamente luminosi.
Il risultato delle tele e dei disegni (sapienti e preziosi nella dettagliata ricchezza di spazio e d'aria) è quello di una commossa vitalità, di morbida immediatezza, ed è carattere costante della maniera di Oltolina.
Il che non significa che sia pittore di istantanee, di impressioni mutevoli e roventi, ma ci chiarisce invece il diuturno esercizio del disegno, che reca l'impronta di una accanita indagine strutturale.
In molte composizioni vi è un ritmo fitto e veloce del pennello, con toni scuri, tesi a guardare sottilmente piani e volumi, mentre dall'altra parte vi sono accentuazioni che semplificano l'immediata evidenza dell'immagine.
Vien fatto di ripensare, guardando alle squisite colorazioni floreali alle belle parole di Redon: "Peindre c'est l'irradiation supréme de l'esprit": e l'artista Oltolina possiede questa suprema capacità propria del raffinato, un  culto esemplare della materia pittorica, ove la poetica si sposa alla sua incantata capacità di evocare con minimi tratti la vita reale.
Una sensibilità intima e profonda lo guida acutamente, fatta con il tempo sempre più felice, a una immersione vibrante e virginale nella veduta paesistica, alla ricerca di un entusiasmo panico, che già aveva legato il maestro dei suoi primi passi d'arte.
E se ci è concesso un  accostamento, un contributo non indifferente deve essere stato quello dello studio di Rosai, per quella assoluta dedizione di fissare più che immagini di sentimento il sentimento stesso, una situazione che al buon Oltolina è congeniale.
Concludendo ci pare di dover sottolineare la reale, singolare e durevole condizione di fantasia creativa nella quale l'artista versa e risolve la sua più piena appassionata vitalità.
Fra gli angosciati allettamenti delle varie forme e lusinghe odierne in campo artistico, la campana solitaria e dolce della pittura di Oltolina, sottratta alla legge del tempo, fa risuonare una sua verità personale ed ineffabile.

Renato Tomasina

da il Cittadino del 28 marzo 1974

Oltolina è alla Tremisse con oli e disegni.
E la sua tematica è quella che da tempo gli conosciamo: fiumi, pescatori d'acqua dolce, operai alle prese con la calce.
C'è questa specie di concordia nei suoi temi: tanto che, dai suoi paesaggi, ciò che più tranquillamente si accoglie, è il suo contemplare d'acque dolci, Adda e Ticino.
E magari, queste visioni, si sentono più immediate nei suoi disegni, dove l'acqua diventa un semplice spazio, un silenzio degno di essere collocato in musica;  e il resto capita che siano elementi fragili come barbe, tanto più se si tratta d'un motivo vegetale; tutta una tessitura tenue, d'una delicatezza veloce e sentimentale, e quasi preambolo di una lirica.
Acquerelli e disegni sono in questa direzione lieta: e si evita qualunque citazione a non far cumulo, che queste visiono all'improvviso hanno, qual più qual meno, una loro grazia di visione.
Negli oli ci si accosta più volentieri alla figura.
Non che manchi il racconto di paese; anzi un suo Ticino di tendenza monocroma mi sembra encomiabile.
Ma qui Oltolina è più risentito; e al tempo stesso più intimo e in pace, se tocca da vicino i suoi personaggi.
Naturalmente il primo posto spetta alla "Bella moglie del pescatore", una tela ragguardevole sia sul piano cromatico che sul piano compositivo.
Intanto qui è la persona a diventare più morbidamente paesaggio; e l'intonazione cromatica che passa dal grigio al rosa e al blu sembra esprimere una specie di immobilità musiva e la dolcezza propria d'un canto.
Tipiche di quest'artista sono anche le più piccole tele che rappresentano gli operai della calce.
Vivono queste creature, in una luce surreale, in una loro concretezza sognata, tanto che la loro realtà pare allucinazione.
E il pittore tocca questo risultato con una pacatezza straordinaria.
Tutto in queste sue scene è tranquillo.
E' vita d'ogni giorno, cronaca d'ogni ora diventata favola, iscritta nel cerchio di certe vibrazioni allucinanti, in una luce che ha una sua quotidiana andatura di sogno.
Il che vuol dire che Oltolina è stato qui pittore veramente felice, assorto nella poesia delle opere e dei giorni.
Con mezzi semplici in apparenza elementari, gli è riuscito di toccare l'armonia e la sintesi.

Carlo Fumagalli

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