Gaetano OLTOLINA - Pittore
1913-1983
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Mostra Critica

Brescia, dal 19 aprile al 1 maggio 1969

In occasione della Mostra Personale - Piccola Galleria

Mario Lepore

Narratore che coglie i motivi del suo racconto pittorico nelle campagne o sulle sponde dei fiumi che solcano la pianura padana sotto ampi cieli trascoloranti, egli evoca il duro lavoro dei contadini, dei muratori che mattone per mattone costruiscono case e opifici, dei pescatori che sulle loro barche chiedono alle acque avere un sostentamento purchessia, degli operai delle fornaci e degli stabilimenti che punteggiano i dintorni di casa sua.
Nella sua opera non vi è polemica, vi è piuttosto un'esaltazione della fatica dell'uomo, un palpito di solidarietà umana.
E lo si avverte nelle forme semplici delle sue figure, vigorosamente chiuse, tendenti al monumentale ma al contempo dinamiche.
In esse come nella composizione emergono il continuo osservare dal vero e il continuo esercitarsi nel disegno, che è alla base della conoscenza appunto, viene la capacità di Oltolina a essenzializzare, a puntare sull'espressivo, non sull'imitativo, cioè a trasfigurare poeticamente.
Trasfigurazione nella quale il colore, com' è giusto, opera la sua parte.
Nel caso di questo pittore esso viene da una tavolozza che predilige le note mediane, ma anche, a volte, intensi accenti cromatici bene intonati e accostati agli altri.
Soprattutto notevoli mi sembrano i suoi grigi, i suoi neri, i suoi rossi e verdi, che una luce di quella particolare qualità acquista nei cieli padani un po' velati, investe pienamente facendoli vibrare attraverso lo schermo atmosferico con regolata sonorità di tono.
La pennellata stende con riassuntiva larghezza, ora densa ora trasparente, la materia cromatica, anch'essa obbedendo ad una meditata misura.
Lontano dal descrittivo e dal minuzioso.
Oltolina dispiega nella composizione e nelle forme un evidente potere di sintesi delle strutture, sostenuto bene dagli sviluppi dei ritmi e dalla loro collocazione in adeguati spazi.
E' una pittura che in sostanza tende al "grande".
Non per retorica, ma per un sicuro quanto naturale istinto di ampio respiro, come da affreschista; una pittura solida, animata eppure severa, ricca di sensi umani, vitalmente e fortemente espressi.

 

Francesco Speranza

Oltolina è pittore spontaneo; può richiamare Cézanne, ma non manca mai nelle sue opere di una nota personale.
Ama i pescatori, i contadini, gli sterratori, i piccoli porti, le figure che lavorano come lui, lavoratore accanito, costruite solidamente, campeggianti in primo piano, sempre espressive e vigorose.
Pittore vero, dai toni caldi e tavolozza completa, essenziale, artista comunicativo nel senso che l'arte è anche e soprattutto al servizio del prossimo.

 

Guido Stella

Oltolina, anziano pittore di Monza da modo, con le ventisette opere esposte alla "Piccola", di fa conoscere l'arco dei suoi interessi artistici.
Decisamente figurativo ed ancorato alle istanze più consolidate dell'impressionismo lombardo, egli si è soffermato con passione e coerenza su un mondo di paesi e di uomini (il Po, l'Adda, pescatori) dando il senso di un paesaggio ora avvolto nella neve e nel silenzio invernale, ora riempito dal lavoro dell'uomo.
Si sente, nelle tele di Oltolina l'eco di Cezanne o, se vogliamo, di Rosai, ma c'è una sua capacità di costruire con ampiezza, di colorire con sobria sicurezza.
I rossi, i verdi, i neri stabiliscono delle tonalità forti e plasticamente evidenti; le sue ricerche sul bianco e il tentativo di una fusione di colori chiari che diano il senso dell'atmosfera e il ricordo di un momento di luce diffusa mostrano una sensibilità caparbiamente impegnata.
Nelle Nature Morte e nei Fiori, il pittore raggiunge una ricchezza cromatica ed anche una limpidezza di toni, chiarendo quello che troppo denso e violento c'era a volte nelle altre composizioni.
Anche il suo romanticismo di lombardo, attento e partecipe delle opere degli uomini, si rassoda in una forma più ferma, meno istintiva.

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